Odo Casel(
Cobienz -
Lützel,
1886 -
Badia di Santa Croce di
Herstelle,
1948),
monaco benedettino, teologo liturgista.
Entrò nell'
Abbazia di
Maria-Laach nel
1905; fece la
professione perpetua nel
1907; fu ordinato
sacerdote nel
1911; si laureò in
filosofia a
Bonn nel
1919, discutendo la dissertazione De philosophorum graecorum silentio mystico, e a
Roma in
teologia, discutendo una tesi sulla
Eucaristia in
san Giustino. Morì improvvisamente, il mattino di
Pasqua del 1948, lasciando ai discepoli e agli esperti in
liturgia la possibilità di attuare le sue scoperte e intuizioni teologiche espresse soprattutto nei quindici volumi dello Jarbuch für Liturgiewissenschaft da lui edito.
Indice[
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1 Pensiero1.1 Il mistero del culto cristiano2 Opere2.1 Pubblicazioni fino al 19482.2 Opere postume3 BibliografiaPensiero
La figura di Odo Casel si colloca in un periodo culturale segnato da novità fragorose:
da un versante, vi sono le teorie dell'
evoluzionismo positivistico e delle scienze storico-critiche che condizionano l'ambiente teologico, fatta eccezione per la
Scuola di Tubinga, e contribuiscono allo sviluppo della critica storica e dell'
esegesi;
dall'altro versante, troviamo il
Romanticismo tedesco e, in filosofia, l'
Idealismo, nonché la commistione fra i due movimenti culturali che genera l'
Idealismo romantico.
In ogni campo della cultura teologica si genera perciò una crisi. Per la teologia cattolica, la risoluzione dei problemi si esprime in una svolta, in cui l'interesse si concentra su due temi:
la
Rivelazionela
Chiesa.
In Germania, il clima è più conciliante e il dialogo con le nuove correnti culturali è più vivo, nonostante la condanna al
Modernismo di
Pio X nell'
enciclica Pascendi del
1907. In teologi quali
Romano Guardini e
Karl Adam, ad esempio, troviamo l'influsso della filosofia di
Max Scheler e della Scuola di Tubinga. In sostanza, questi teologi affermano la centralità della fede cristiana come esperienza vitale, e non come semplice pensiero intellettuale, e la coscienza che la vita della fede si realizzi in una dimensione comunitaria che è essenziale.
Odo Casel esprime questo pensiero parlando del ritorno al mistero, attraverso un superamento dell'individualismo di stampo liberale ottocentesco. Il clima che seguì la
Grande Guerra contribuì alla nascita del
movimento liturgico e di quelli biblico e patristico. Proprio nel movimento liturgico vanno inquadrati l'apporto di Casel e quelli di Guardini,
Jungmann e
Bouyer. Casel, in particolare, vide oltre la pietà individualistica, o privata, la necessità di riscoprire le origini del mistero della Chiesa, partendo dal termine ecclesia che significa convocazione di un'assemblea viva. Il pensiero caseliano determina reazioni diverse, dall'ammirazione e dalla discepolanza, come nel caso di
Burkhard Neunheuser, alle critiche benigne o severe. La notorietà del teologo raggiunge così gradualmente i vertici. Bouyer dirà che il nucleo centrale della
Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium è il medesimo dell'insegnamento di
Dom Odo Casel.
Il mistero del culto cristiano
Il mistero del culto cristiano (titolo originale: Das christliche Kultmysterium) è certamente il capolavoro di Dom Odo Casel. In questa nostra sintesi, ci siamo avvalsi della quarta edizione, tradotta in italiano, dell'opera. Questa edizione si distingue dalle precedenti. L'autore aveva diretto i lavori per l'uscita della terza edizione del 1948 (anno della morte del teologo), che riscosse successo, secondo Neunheser; proprio questi, il discepolo di Casel, curò la quarta edizione, aggiungendo materiale inedito lasciato dal maestro e aumentando l'opera di due capitoli (L'essenza del mistero e La Chiesa come comunità misterica) all'interno di una seconda parte intitolata Dalla pienezza del mistero di Cristo.
La prima parte dell'opera, il corpus del pensiero caseliano, inizia con l'analisi dell'esigenza di un recupero (Il ritorno al mistero) , nello spazio e nel tempo, in cui si attua la
storia della salvezza; Casel spiega poi l'origine del '
mistero' (Il mistero del culto nel Cristianesimo, Misteri antichi e misteri cristiani); l'autore dimostra infine come il termine 'mistero', nella riscoperta accezione, sia esso stesso rivitalizzatore e la chiave di lettura di tutta la storia della salvezza, il termine medio fra
Dio e l'uomo e, quando s'intende con 'mistero' il mistero del
culto cristiano, allora il termine è l'altra faccia della stessa liturgia.
Casel parla di continua trasformazione fisica del credente, che avviene per il 'mistero' e in esso. All'uomo è dato di vivere nel 'mistero', di conoscerlo (in un certo velato modo), immettendosi nella sua azione salvifica che si attua, perpetua e rinnova nella liturgia (attraverso l'
anno liturgico, in ogni
giorno liturgico, nella
liturgia delle ore).
Il termine 'mistero' è servito a indicare i segreti culti degli antichi greci e quelli ellenistici. Soprattutto i culti ellenistici consentono agli iniziati un legame intimo che perdura oltre la morte promettendo una vita felice nell'
iniziazione, celebrazioni e consacrazioni segrete, azioni cultuali (dròmena), detti sacri (legòmena), simboli e formule criptici con cui si riconoscono gli iniziati, oggetti sacri contenuti nel canestro sacro (cista mystica), silenzio. In questo retaggio culturale, si innesta il linguaggio platonico dell'allegoria. Sui simboli, passati così in rassegna, si basa la
mistagogia e afferma Casel: "La teologia
mistica rimane sempre in qualche modo collegata col culto, perché non vuole essere una pura astrazione, ma via verso la divinità. Teologia e
teurgia si danno la mano nel mistero".
La civiltà romana, molto pragmatica, non aveva in sé, né conosceva, il concetto di mistero, in luogo del quale ricorreva a quello di '
devotio' che, dal canto suo, indicava il giuramento militare e racchiudeva una forte dose di sacralità; così tende a profilarsi nella cultura romana il concetto di '
sacramentum': questo termine viene storicamente sempre più a legarsi con quello di 'mistero'.
San Paolo con la parola 'mistero', trapiantata quindi nel Cristianesimo, intende realtà che non sono accessibili all'intelletto dell'uomo, le quali si possono conoscere solo tramite rivelazione, cioè se Dio dona la propria luce di conoscenza all'uomo. Solo Dio perciò dà all'uomo, elevandone intelligenza e volontà attraverso la fede, la possibilità di intendere il mistero. A tale concetto, si associano espressioni quali
agape,
eros. Casel dice "Il mistero cristiano è essenzialmente Rivelazione": appare perciò nel "mistero" cristiano un '
kyrios', un Dio rivelato ('
epifanìa'). Il culto misterico è così il mezzo con cui l'atto primitivo nuovamente può diventare 'realtà' e sorgente di salute-salvezza ('
salus'). Chi vi partecipa, costituisce, in forma di
rito, quella realtà, l'azione salvifica primitiva del
Kyrios, il Signore Gesù, espressa simbolicamente. La
pienezza della Rivelazione,
Gesù Cristo, è il 'mistero' più elevato: è il 'Mistero' con la M maiuscola. Tramite il 'mistero', il 'Mistero' stesso (cioè Cristo) vive e agisce nella e con la sua Chiesa. Questa, che vive di fede, non può ricevere la grazia del 'sacramento-mistero' senza la fede. Ed ecco che il mistero è il 'mistero-della-fede'; quando la fede si trasformerà in visione beatifica, il velo del mistero cadrà e potremo vedere in sé la realtà divina; pertanto, questo velo è necessario sulla terra, permettendoci di rendere presente Dio, grazie alla sua preziosa tessitura di simboli, per usare un'immagine di Casel.
Il 'Mistero', che è Cristo, è il vero
liturgo, il vero
tabernacolo di Dio. Ma Cristo senza la Chiesa sarebbe come un Sacerdote senza comunità. Ecco il valore della comunità, al servizio di Dio, che si esprime in un'azione simbolica, tramite mediatori quali sono i sacerdoti, e si esprime con parole e gesti. Il Mistero di Cristo è Parola, Cibo e Bevanda di vita eterna (
Vangelo secondo Giovanni, Gv 6) e diventa nutrimento dell'uomo. Tramite la Parola e lo Pneuma, Cristo comunica la linfa della vita spirituale. Si tratta di un legame fisico, perché la Chiesa è una comunità di carne e sangue; tra la Chiesa e il Cristo sussiste una reale unità fisica che va rinnovata nello spazio e nel tempo, fino alla seconda venuta (
parousìa) dello Sposo, il Cristo stesso. Scrive Casel, nell'opera Il mistero dell'Ecclesia: "Qual abissale profondità della natura divina ci è aperta attraverso Gesù Cristo! solo così possiamo comprendere del tutto cosa significhi «Dio è amore» (
Prima lettera di Giovanni, 1 Gv 4,16) . Questa eterna generazione d'amore ci è rivelata; a noi [...] è dato di scrutare in questo abisso, addirittura di penetrarvi, di lasciarci trascinare dalla corrente dell'agape eterna, anzi di lasciarla scorrere attraverso di noi; ci è dato di esser presenti quando il
Padre genera il
Figlio e il Figlio ama il Padre; ancor di più: possiamo inserirci in questo flusso d'amore e così, nel Figlio, farci generare a figli e figlie di Dio nella potenza di Dio Padre". Questa incorporazione dell'uomo in Cristo avviene tramite il
Battesimo, la
Cresima, l'
Eucaristia (in particolare); ma tutti
sacramenti vengono dal Mistero di Cristo.
Il 'mistero' del culto è conseguenza e applicazione del 'Mistero'. Nel 'mistero' v'è un duplice aspetto che esprime la condizione della Chiesa sulla terra, il già e il non-ancora, il nascondimento e, al tempo stesso, la rivelazione. Ciò che in Cristo era visibile passa, qui e ora, nel 'mistero'. Se nella pienezza dei tempi la presenza dello Sposo era 'fisico-sensibile', qui e ora è presenza 'fisico-misterica', e avviene attraverso il rinnovare e ripresentare l'azione salvifica da parte della Sposa (la Chiesa): sono le
nozze mistiche dell'
Agnello di Dio a esser celebrate nel 'mistero', in cui la Sposa custodisce lo Sposo, adornandolo nella liturgia, e restituendogli l'amore. Così il vecchio
Adamo, diventa
uomo nuovo in Cristo.
La parte più rivoluzionaria del capolavoro di Casel è forse contenuta in questo passaggio: "Così l'intera Chiesa e tutti i suoi ordini hanno collaborato all'adornamento liturgico del mistero, ciascuno a proprio modo, secondo il proprio carisma, tutti basati sul fondamento della propria interiore partecipazione alla liturgia misterica [...] da ciò deriva che la Chiesa tutta quanta, e non soltanto il clero, deve partecipare attivamente alla liturgia. Ciascuno conformemente al sacro ordinamento, nel grado e nella misura per lui stabiliti, al posto a lui assegnato. Tutte le membra sono collegate in modo fisico-sacramentale con il capo che è Cristo. Ogni credente, a motivo del carattere sacramentale ricevuto con il Battesimo e con la Cresima, prende parte al sacerdozio di Cristo".
Opere
Pubblicazioni fino al 1948
Odo Casel, "Das Gedächtnis des Herrn in der altchristlichen Liturgie: Die Grundgedanken des Messkanons", 1910
Odo Casel, "De philosophorum graecorum silentio mistico" , 1919 (opera citata)
Odo Casel, "Die liturgie als Mysterienfeier", 1922
Odo Casel, "Das christliche Kultmysterium", 1932, prima edizione (opera citata)
Odo Casel, "Das christliche Festmysterium", 1941
Odo Casel, "Glaube, Gnosis, Mysterium", 1941
Opere postume
Odo Casel, "Mysterium des Kommenden", 1952
Odo Casel, "Vom wahren Menhenbild: Vortrage" , 1953
Odo Casel, "Mysterium des Kreuzes, o. J.", 1954
Odo Casel, "Mysterium der Ekklesia: Von der Gemeinschaft aller Erlösten in Christus Jesus. Aus Schriften und Vorträgen", 1961 , prima edizione (opera citata)
Odo Casel, "Vom spiegel als Symbol aus nachgelassenen Schriften", 1961
Bibliografia
Odo Casel, "Das christliche Kultmysterium" , Pustet, Regensborg, 1960, quarta edizione, (traduzione italiana "Il mistero del culto cristiano" , Borla, Torino, 1966)
Odo Casel, idem (traduzione francese "Le mystère du culte richesse du mystère du Christ" , Ed. du Cerf, Paris, 1964, seconda edizione)
Odo Casel, "Mysterium der Ekklesia" , Matthias-Grünewald-Verlag, Mainz, 1965 (trad. it. "Il mistero dell'Ecclesia" , Città Nuova ed., Roma, 1965)
Estratto da "
http://it.wikipedia.org/wiki/Odo_Casel"