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17/02/08

Chi è stato ODO CASEL ( dalla voce enciclopedica scritta da Aldo Cairo per Wikipedia)

Odo Casel
(Cobienz - Lützel, 1886 - Badia di Santa Croce di Herstelle, 1948),
monaco benedettino, teologo liturgista.
Entrò nell'Abbazia di Maria-Laach nel 1905; fece la professione perpetua nel 1907; fu ordinato sacerdote nel 1911; si laureò in filosofia a Bonn nel 1919, discutendo la dissertazione De philosophorum graecorum silentio mystico, e a Roma in teologia, discutendo una tesi sulla Eucaristia in san Giustino. Morì improvvisamente, il mattino di Pasqua del 1948, lasciando ai discepoli e agli esperti in liturgia la possibilità di attuare le sue scoperte e intuizioni teologiche espresse soprattutto nei quindici volumi dello Jarbuch für Liturgiewissenschaft da lui edito.
Indice[nascondi]
1 Pensiero
1.1 Il mistero del culto cristiano
2 Opere
2.1 Pubblicazioni fino al 1948
2.2 Opere postume
3 Bibliografia


Pensiero
La figura di Odo Casel si colloca in un periodo culturale segnato da novità fragorose:
da un versante, vi sono le teorie dell'evoluzionismo positivistico e delle scienze storico-critiche che condizionano l'ambiente teologico, fatta eccezione per la Scuola di Tubinga, e contribuiscono allo sviluppo della critica storica e dell'esegesi;
dall'altro versante, troviamo il Romanticismo tedesco e, in filosofia, l'Idealismo, nonché la commistione fra i due movimenti culturali che genera l'Idealismo romantico.
In ogni campo della cultura teologica si genera perciò una crisi. Per la teologia cattolica, la risoluzione dei problemi si esprime in una svolta, in cui l'interesse si concentra su due temi:
la Rivelazione
la Chiesa.
In Germania, il clima è più conciliante e il dialogo con le nuove correnti culturali è più vivo, nonostante la condanna al Modernismo di Pio X nell'enciclica Pascendi del 1907. In teologi quali Romano Guardini e Karl Adam, ad esempio, troviamo l'influsso della filosofia di Max Scheler e della Scuola di Tubinga. In sostanza, questi teologi affermano la centralità della fede cristiana come esperienza vitale, e non come semplice pensiero intellettuale, e la coscienza che la vita della fede si realizzi in una dimensione comunitaria che è essenziale.
Odo Casel esprime questo pensiero parlando del ritorno al mistero, attraverso un superamento dell'individualismo di stampo liberale ottocentesco. Il clima che seguì la Grande Guerra contribuì alla nascita del movimento liturgico e di quelli biblico e patristico. Proprio nel movimento liturgico vanno inquadrati l'apporto di Casel e quelli di Guardini, Jungmann e Bouyer. Casel, in particolare, vide oltre la pietà individualistica, o privata, la necessità di riscoprire le origini del mistero della Chiesa, partendo dal termine ecclesia che significa convocazione di un'assemblea viva. Il pensiero caseliano determina reazioni diverse, dall'ammirazione e dalla discepolanza, come nel caso di Burkhard Neunheuser, alle critiche benigne o severe. La notorietà del teologo raggiunge così gradualmente i vertici. Bouyer dirà che il nucleo centrale della Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium è il medesimo dell'insegnamento di Dom Odo Casel.

Il mistero del culto cristiano
Il mistero del culto cristiano (titolo originale: Das christliche Kultmysterium) è certamente il capolavoro di Dom Odo Casel. In questa nostra sintesi, ci siamo avvalsi della quarta edizione, tradotta in italiano, dell'opera. Questa edizione si distingue dalle precedenti. L'autore aveva diretto i lavori per l'uscita della terza edizione del 1948 (anno della morte del teologo), che riscosse successo, secondo Neunheser; proprio questi, il discepolo di Casel, curò la quarta edizione, aggiungendo materiale inedito lasciato dal maestro e aumentando l'opera di due capitoli (L'essenza del mistero e La Chiesa come comunità misterica) all'interno di una seconda parte intitolata Dalla pienezza del mistero di Cristo.
La prima parte dell'opera, il corpus del pensiero caseliano, inizia con l'analisi dell'esigenza di un recupero (Il ritorno al mistero) , nello spazio e nel tempo, in cui si attua la storia della salvezza; Casel spiega poi l'origine del 'mistero' (Il mistero del culto nel Cristianesimo, Misteri antichi e misteri cristiani); l'autore dimostra infine come il termine 'mistero', nella riscoperta accezione, sia esso stesso rivitalizzatore e la chiave di lettura di tutta la storia della salvezza, il termine medio fra Dio e l'uomo e, quando s'intende con 'mistero' il mistero del culto cristiano, allora il termine è l'altra faccia della stessa liturgia.
Casel parla di continua trasformazione fisica del credente, che avviene per il 'mistero' e in esso. All'uomo è dato di vivere nel 'mistero', di conoscerlo (in un certo velato modo), immettendosi nella sua azione salvifica che si attua, perpetua e rinnova nella liturgia (attraverso l'anno liturgico, in ogni giorno liturgico, nella liturgia delle ore).
Il termine 'mistero' è servito a indicare i segreti culti degli antichi greci e quelli ellenistici. Soprattutto i culti ellenistici consentono agli iniziati un legame intimo che perdura oltre la morte promettendo una vita felice nell'iniziazione, celebrazioni e consacrazioni segrete, azioni cultuali (dròmena), detti sacri (legòmena), simboli e formule criptici con cui si riconoscono gli iniziati, oggetti sacri contenuti nel canestro sacro (cista mystica), silenzio. In questo retaggio culturale, si innesta il linguaggio platonico dell'allegoria. Sui simboli, passati così in rassegna, si basa la mistagogia e afferma Casel: "La teologia mistica rimane sempre in qualche modo collegata col culto, perché non vuole essere una pura astrazione, ma via verso la divinità. Teologia e teurgia si danno la mano nel mistero".
La civiltà romana, molto pragmatica, non aveva in sé, né conosceva, il concetto di mistero, in luogo del quale ricorreva a quello di 'devotio' che, dal canto suo, indicava il giuramento militare e racchiudeva una forte dose di sacralità; così tende a profilarsi nella cultura romana il concetto di 'sacramentum': questo termine viene storicamente sempre più a legarsi con quello di 'mistero'.
San Paolo con la parola 'mistero', trapiantata quindi nel Cristianesimo, intende realtà che non sono accessibili all'intelletto dell'uomo, le quali si possono conoscere solo tramite rivelazione, cioè se Dio dona la propria luce di conoscenza all'uomo. Solo Dio perciò dà all'uomo, elevandone intelligenza e volontà attraverso la fede, la possibilità di intendere il mistero. A tale concetto, si associano espressioni quali agape, eros. Casel dice "Il mistero cristiano è essenzialmente Rivelazione": appare perciò nel "mistero" cristiano un 'kyrios', un Dio rivelato ('epifanìa'). Il culto misterico è così il mezzo con cui l'atto primitivo nuovamente può diventare 'realtà' e sorgente di salute-salvezza ('salus'). Chi vi partecipa, costituisce, in forma di rito, quella realtà, l'azione salvifica primitiva del Kyrios, il Signore Gesù, espressa simbolicamente. La pienezza della Rivelazione, Gesù Cristo, è il 'mistero' più elevato: è il 'Mistero' con la M maiuscola. Tramite il 'mistero', il 'Mistero' stesso (cioè Cristo) vive e agisce nella e con la sua Chiesa. Questa, che vive di fede, non può ricevere la grazia del 'sacramento-mistero' senza la fede. Ed ecco che il mistero è il 'mistero-della-fede'; quando la fede si trasformerà in visione beatifica, il velo del mistero cadrà e potremo vedere in sé la realtà divina; pertanto, questo velo è necessario sulla terra, permettendoci di rendere presente Dio, grazie alla sua preziosa tessitura di simboli, per usare un'immagine di Casel.
Il 'Mistero', che è Cristo, è il vero liturgo, il vero tabernacolo di Dio. Ma Cristo senza la Chiesa sarebbe come un Sacerdote senza comunità. Ecco il valore della comunità, al servizio di Dio, che si esprime in un'azione simbolica, tramite mediatori quali sono i sacerdoti, e si esprime con parole e gesti. Il Mistero di Cristo è Parola, Cibo e Bevanda di vita eterna (Vangelo secondo Giovanni, Gv 6) e diventa nutrimento dell'uomo. Tramite la Parola e lo Pneuma, Cristo comunica la linfa della vita spirituale. Si tratta di un legame fisico, perché la Chiesa è una comunità di carne e sangue; tra la Chiesa e il Cristo sussiste una reale unità fisica che va rinnovata nello spazio e nel tempo, fino alla seconda venuta (parousìa) dello Sposo, il Cristo stesso. Scrive Casel, nell'opera Il mistero dell'Ecclesia: "Qual abissale profondità della natura divina ci è aperta attraverso Gesù Cristo! solo così possiamo comprendere del tutto cosa significhi «Dio è amore» (Prima lettera di Giovanni, 1 Gv 4,16) . Questa eterna generazione d'amore ci è rivelata; a noi [...] è dato di scrutare in questo abisso, addirittura di penetrarvi, di lasciarci trascinare dalla corrente dell'agape eterna, anzi di lasciarla scorrere attraverso di noi; ci è dato di esser presenti quando il Padre genera il Figlio e il Figlio ama il Padre; ancor di più: possiamo inserirci in questo flusso d'amore e così, nel Figlio, farci generare a figli e figlie di Dio nella potenza di Dio Padre". Questa incorporazione dell'uomo in Cristo avviene tramite il Battesimo, la Cresima, l'Eucaristia (in particolare); ma tutti sacramenti vengono dal Mistero di Cristo.
Il 'mistero' del culto è conseguenza e applicazione del 'Mistero'. Nel 'mistero' v'è un duplice aspetto che esprime la condizione della Chiesa sulla terra, il già e il non-ancora, il nascondimento e, al tempo stesso, la rivelazione. Ciò che in Cristo era visibile passa, qui e ora, nel 'mistero'. Se nella pienezza dei tempi la presenza dello Sposo era 'fisico-sensibile', qui e ora è presenza 'fisico-misterica', e avviene attraverso il rinnovare e ripresentare l'azione salvifica da parte della Sposa (la Chiesa): sono le nozze mistiche dell'Agnello di Dio a esser celebrate nel 'mistero', in cui la Sposa custodisce lo Sposo, adornandolo nella liturgia, e restituendogli l'amore. Così il vecchio Adamo, diventa uomo nuovo in Cristo.
La parte più rivoluzionaria del capolavoro di Casel è forse contenuta in questo passaggio: "Così l'intera Chiesa e tutti i suoi ordini hanno collaborato all'adornamento liturgico del mistero, ciascuno a proprio modo, secondo il proprio carisma, tutti basati sul fondamento della propria interiore partecipazione alla liturgia misterica [...] da ciò deriva che la Chiesa tutta quanta, e non soltanto il clero, deve partecipare attivamente alla liturgia. Ciascuno conformemente al sacro ordinamento, nel grado e nella misura per lui stabiliti, al posto a lui assegnato. Tutte le membra sono collegate in modo fisico-sacramentale con il capo che è Cristo. Ogni credente, a motivo del carattere sacramentale ricevuto con il Battesimo e con la Cresima, prende parte al sacerdozio di Cristo".

Opere

Pubblicazioni fino al 1948
Odo Casel, "Das Gedächtnis des Herrn in der altchristlichen Liturgie: Die Grundgedanken des Messkanons", 1910
Odo Casel, "De philosophorum graecorum silentio mistico" , 1919 (opera citata)
Odo Casel, "Die liturgie als Mysterienfeier", 1922
Odo Casel, "Das christliche Kultmysterium", 1932, prima edizione (opera citata)
Odo Casel, "Das christliche Festmysterium", 1941
Odo Casel, "Glaube, Gnosis, Mysterium", 1941

Opere postume
Odo Casel, "Mysterium des Kommenden", 1952
Odo Casel, "Vom wahren Menhenbild: Vortrage" , 1953
Odo Casel, "Mysterium des Kreuzes, o. J.", 1954
Odo Casel, "Mysterium der Ekklesia: Von der Gemeinschaft aller Erlösten in Christus Jesus. Aus Schriften und Vorträgen", 1961 , prima edizione (opera citata)
Odo Casel, "Vom spiegel als Symbol aus nachgelassenen Schriften", 1961

Bibliografia
Odo Casel, "Das christliche Kultmysterium" , Pustet, Regensborg, 1960, quarta edizione, (traduzione italiana "Il mistero del culto cristiano" , Borla, Torino, 1966)
Odo Casel, idem (traduzione francese "Le mystère du culte richesse du mystère du Christ" , Ed. du Cerf, Paris, 1964, seconda edizione)
Odo Casel, "Mysterium der Ekklesia" , Matthias-Grünewald-Verlag, Mainz, 1965 (trad. it. "Il mistero dell'Ecclesia" , Città Nuova ed., Roma, 1965)

Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Odo_Casel"

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La Stampa dedica un articolo alla Festa della Filosofia

SE IL FILOSOFO E' RINO GAETANO

Benvenuti alla festa della filosofia dove la speculazione non teme l'urto del concreto e del pragmatico, si lascia inquietare, riflette su cose che appartengono al mondo e alla vita. Benvenuti nel luogo dove, per una volta almeno, accanto a Kant e Hegel e Nietzsche, vengono allineati, come esempio di pensatori, i Beatles e i Pink Floyd, Harry Potter e lo Stanley Kubrick di Arancia Meccanica. E persino quel folletto un po' strampalato di Rino Gaetano. L'appuntamento è per oggi alle 14.30 al Liceo Giusti di piazza Vittorio 13 che, per la disponibilità del preside Davide Onida, si trasforma in "multisala della conoscenza" prestando dieci aule a dieci dibattiti organizzati in occasione della Festa della Filosofia 2008. A guidare l'evento, un comitato che fa capo al prof. Fulvio Salza, docente di Estetica all'Università di Torino, composto da ricercatori, studiosi e docenti inpegnati nel favorire un dialogo tra le discipline filosofiche e altri campi del sapere: arte, religione, psicologia, pensiero orientale, ma anche cinema, rock, pop culture e pop music.

ALLA FESTA DELLA FILOSOFIA CON KANT C'E' RINO GAETANO

Perché, come sostiene Salza, "la filosofia non è quella materia algida e astratta che molti pensano" e la contaminazione con altri linguaggi non ne sminuisce né il senso né la forza. Lui, per esempio, ha scelto di parlare, oggi, da filosofo, del "buon uso dei fantasmi" analizzando quattro famosi racconti: atmosfere gotiche che si stemperano nell'approfondimento portando il lettore-ascoltatore a considerare gli "spiriti" non tanto come paradigmatiche entità persecutorie, ma come elementi positivi, esempi d'un nesso di relazione e di comunità tra vivi e morti.Chi si ricorda della musica satanica che, nell'allarme di alcuni, era portatrice di subliminali messaggi luciferini?Dario Coppola, docente di storia delle religioni nei licei, va controcorrente e parla alla Festa - con l'appoggio d'una band che suonerà dal vivo - di "rock e spiritualità" proponendo una rilettura del legame Uomo-Dio nei testi di alcuni artisti pop e rock dagli Anni Sessanta a oggi. Ecco, allora, i Pink Floyd che inseriscono nelle strofe d'un loro pezzo la rielaborazione del celeberrimo Salmo XXII: "Il Signore è il mio pastore, nulla mi mancherà... con lucenti coltelli mi solleva l'anima". "E a loro - spiega Coppola - fanno eco i Beatles con testi che sono una foresta di simboli: 'Let it be', per esempio - oltre alla notissima 'My sweet Lord' -, in cui si riprende lo stesso salmo biblico aggiungendo un riferimento a Madre Maria che 'viene da me con parole di saggezza e nell'ora dell'oscurità mi sta davanti'".Religiosità, un filo rosso che unisce anche molte canzoni italiane: da De André, a Battiato sino a Rino Gaetano che scandisce "se c'è Dio ci sono anch'io"."Ci sono più cose tra terra e cielo che nella tua filosofia" dice Amleto all'amico Orazio. E' una frase che vuol indicare quanto sia arduo il tentativo d'imprigionare la realtà in una gabbia di concetti, ma che, spesso, diventa lasciapassare per un fiume di confuso misticismo. Anche su quest'aspetto della spiritualità si muove l'indagine del professore di filosofia Luca Debarbieri che, con Clara Speranza e Stefania Todde, terrà, al Giusti, una conferenza-dibattito dedicata a "Visioni d'Oriente": "Oggi la gente ha bisogno d'una via di fuga e la cerca spesso nella contemplazione di quell''Altro' che interpella e sfida il pensiero occidentale". E la banalizzazione, il rifugio in quella sorta di supermarket del mistico dove si affollano maldigerite pratiche religioso-ascetico-contemplative giunte da lontano? "L'erba altrui è sempre più verde. Un esempio è rappresentato dal Libro dei Ching: contiene profondi testi taoisti filtrati attraverso un'interpretazione buddista. Oggi, dai più, viene consultato alla stregua d'un oroscopo".
Renato Rizzo
Questo articolo è tratto da
LA STAMPA del 25/05/2008 (Cronaca di TORINO)

consultare anche
http://www.rilettura.blogspot.com/
http://azionedelpopolo.blogspot.com/2008_05_01_archive.html