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28/07/08

Le nostre pagelle: i canti del Monte.

Inauguriamo la serie di post di questo canale, dopo una lunga riflessione.

In questo anno pastorale, che si è appena concluso, abbiamo avuto modo di girare per chiese..., diverse chiese di Torino e dintorni. A queste dedicheremo a turno un nostro commento.

Dopo oltre 25 anni di onorato servizio di animatore musicale della liturgia, con moltissimi apprezzamenti e riconoscimenti dai competenti (e sono solo questi che considero veri) ma anche dagli altri, desidero esprimere qui il mio pensiero, che ritengo anche autorevole, senza falsa e ipocrita immodestia: la modestia è cosa seria e, talora, viene evocata e chiamata in causa proprio da chi non l'ha mai conosciuta; ne ho vista davvero, ad esempio, poca fra gli animatori ai quali qui mi riferisco, anche se religiosi o sacerdoti; d'altronde, non si diventa immodesti soltanto perché si è consacrati o si è ordinati.
Desidero esprimere il mio pensiero - dicevo - sulla qualità di alcune celebrazioni, alle quali ho partecipato e - ahimé - ho dovuto talvolta anche collaborare; questo perché ci sono molti sedicenti esperti convinti di sapere far bene un servizio che, in realtà, svolgono malissimo.


Ci sono delle situazioni, in alcune chiese importanti di Torino, che definire imbarazzanti è semplicemente eufemistico: ad esempio, al Monte dei Cappuccini, l'animazione musicale è spesso condotta, per quanto riguarda il canto, in modo sguaiato e lamentoso dal frate animatore responsabile incaricato (decisamente migliore è la gestione musicale e liturgica dell'attuale superiore o di altri frati), e - mi sia concesso - anche poco intelligente nelle scelte di fondo: la scelta dei canti non avviene secondo le reali possibilità esecutive della già sparuta assemblea! Anche i draconiani richiami al silenzio, le occhiate infastidite o sarcastiche (a volte ancor prima che avvenga qualcosa), o le osservazioni all'organista di turno che deve introdurre seguendo i rigidi e inappropriati schemi mentali del suddetto cantore, sembrano talora un abuso autoritario (ma per nulla autorevole), e contribuiscono a evidenziare il protagonismo dell'animatore, che risulta, già di per sé, cosa poco gradita.

Un solo esempio di scelte discutibili operate: non si deve abusare dell'annuncio del numero del canto! Triste, e finalizzato all'esibizione (non certo di una qualità ma di una quantità sprecata degli interventi... che distolgono dalla preghiera), è questo metodo che, paradossalmente, svia dal senso della celebrazione. "Cantiamo l'inno della tua gloria:... Cantiamo il Santo num. 5". Altro è ricordare i numeri del canto d'inizio e di comunione, sempre discretamente... Ma i canti rituali sono parte del rito, il cui ritmo non va spezzato con interruzioni di dubbio gusto, talora anche sgrammaticate, e soprattutto di poca utilità, se si pensa anche che il testo del Santo è pressoché sempre il medesimo o quasi... E, se il motivo musicale non è conosciuto, a poco serve annunciarne il numero, perché il problema non è il testo! Lo stesso dicasi per il Gloria, l'Agnello di Dio, etc.
Non possiamo, perciò, che attribuire un'insufficienza piuttosto grave. Migliori sono, invece, le liturgie animate, con molta umiltà, dall'attuale padre superiore, che - peraltro - è un musicista.
voto: 4/5

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La Stampa dedica un articolo alla Festa della Filosofia

SE IL FILOSOFO E' RINO GAETANO

Benvenuti alla festa della filosofia dove la speculazione non teme l'urto del concreto e del pragmatico, si lascia inquietare, riflette su cose che appartengono al mondo e alla vita. Benvenuti nel luogo dove, per una volta almeno, accanto a Kant e Hegel e Nietzsche, vengono allineati, come esempio di pensatori, i Beatles e i Pink Floyd, Harry Potter e lo Stanley Kubrick di Arancia Meccanica. E persino quel folletto un po' strampalato di Rino Gaetano. L'appuntamento è per oggi alle 14.30 al Liceo Giusti di piazza Vittorio 13 che, per la disponibilità del preside Davide Onida, si trasforma in "multisala della conoscenza" prestando dieci aule a dieci dibattiti organizzati in occasione della Festa della Filosofia 2008. A guidare l'evento, un comitato che fa capo al prof. Fulvio Salza, docente di Estetica all'Università di Torino, composto da ricercatori, studiosi e docenti inpegnati nel favorire un dialogo tra le discipline filosofiche e altri campi del sapere: arte, religione, psicologia, pensiero orientale, ma anche cinema, rock, pop culture e pop music.

ALLA FESTA DELLA FILOSOFIA CON KANT C'E' RINO GAETANO

Perché, come sostiene Salza, "la filosofia non è quella materia algida e astratta che molti pensano" e la contaminazione con altri linguaggi non ne sminuisce né il senso né la forza. Lui, per esempio, ha scelto di parlare, oggi, da filosofo, del "buon uso dei fantasmi" analizzando quattro famosi racconti: atmosfere gotiche che si stemperano nell'approfondimento portando il lettore-ascoltatore a considerare gli "spiriti" non tanto come paradigmatiche entità persecutorie, ma come elementi positivi, esempi d'un nesso di relazione e di comunità tra vivi e morti.Chi si ricorda della musica satanica che, nell'allarme di alcuni, era portatrice di subliminali messaggi luciferini?Dario Coppola, docente di storia delle religioni nei licei, va controcorrente e parla alla Festa - con l'appoggio d'una band che suonerà dal vivo - di "rock e spiritualità" proponendo una rilettura del legame Uomo-Dio nei testi di alcuni artisti pop e rock dagli Anni Sessanta a oggi. Ecco, allora, i Pink Floyd che inseriscono nelle strofe d'un loro pezzo la rielaborazione del celeberrimo Salmo XXII: "Il Signore è il mio pastore, nulla mi mancherà... con lucenti coltelli mi solleva l'anima". "E a loro - spiega Coppola - fanno eco i Beatles con testi che sono una foresta di simboli: 'Let it be', per esempio - oltre alla notissima 'My sweet Lord' -, in cui si riprende lo stesso salmo biblico aggiungendo un riferimento a Madre Maria che 'viene da me con parole di saggezza e nell'ora dell'oscurità mi sta davanti'".Religiosità, un filo rosso che unisce anche molte canzoni italiane: da De André, a Battiato sino a Rino Gaetano che scandisce "se c'è Dio ci sono anch'io"."Ci sono più cose tra terra e cielo che nella tua filosofia" dice Amleto all'amico Orazio. E' una frase che vuol indicare quanto sia arduo il tentativo d'imprigionare la realtà in una gabbia di concetti, ma che, spesso, diventa lasciapassare per un fiume di confuso misticismo. Anche su quest'aspetto della spiritualità si muove l'indagine del professore di filosofia Luca Debarbieri che, con Clara Speranza e Stefania Todde, terrà, al Giusti, una conferenza-dibattito dedicata a "Visioni d'Oriente": "Oggi la gente ha bisogno d'una via di fuga e la cerca spesso nella contemplazione di quell''Altro' che interpella e sfida il pensiero occidentale". E la banalizzazione, il rifugio in quella sorta di supermarket del mistico dove si affollano maldigerite pratiche religioso-ascetico-contemplative giunte da lontano? "L'erba altrui è sempre più verde. Un esempio è rappresentato dal Libro dei Ching: contiene profondi testi taoisti filtrati attraverso un'interpretazione buddista. Oggi, dai più, viene consultato alla stregua d'un oroscopo".
Renato Rizzo
Questo articolo è tratto da
LA STAMPA del 25/05/2008 (Cronaca di TORINO)

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