In questo anno pastorale, che si è appena concluso, abbiamo avuto modo di girare per chiese..., diverse chiese di Torino e dintorni. A queste dedicheremo a turno un nostro commento.
Dopo oltre 25 anni di onorato servizio di animatore musicale della liturgia, con moltissimi apprezzamenti e riconoscimenti dai competenti (e sono solo questi che considero veri) ma anche dagli altri, desidero esprimere qui il mio pensiero, che ritengo anche autorevole, senza falsa e ipocrita immodestia: la modestia è cosa seria e, talora, viene evocata e chiamata in causa proprio da chi non l'ha mai conosciuta; ne ho vista davvero, ad esempio, poca fra gli animatori ai quali qui mi riferisco, anche se religiosi o sacerdoti; d'altronde, non si diventa immodesti soltanto perché si è consacrati o si è ordinati.
Desidero esprimere il mio pensiero - dicevo - sulla qualità di alcune celebrazioni, alle quali ho partecipato e - ahimé - ho dovuto talvolta anche collaborare; questo perché ci sono molti sedicenti esperti convinti di sapere far bene un servizio che, in realtà, svolgono malissimo.
Ci sono delle situazioni, in alcune chiese importanti di Torino, che definire imbarazzanti è semplicemente eufemistico: ad esempio, al Monte dei Cappuccini, l'animazione musicale è spesso condotta, per quanto riguarda il canto, in modo sguaiato e lamentoso dal frate animatore responsabile incaricato (decisamente migliore è la gestione musicale e liturgica dell'attuale superiore o di altri frati), e - mi sia concesso - anche poco intelligente nelle scelte di fondo: la scelta dei canti non avviene secondo le reali possibilità esecutive della già sparuta assemblea! Anche i draconiani richiami al silenzio, le occhiate infastidite o sarcastiche (a volte ancor prima che avvenga qualcosa), o le osservazioni all'organista di turno che deve introdurre seguendo i rigidi e inappropriati schemi mentali del suddetto cantore, sembrano talora un abuso autoritario (ma per nulla autorevole), e contribuiscono a evidenziare il protagonismo dell'animatore, che risulta, già di per sé, cosa poco gradita.
Un solo esempio di scelte discutibili operate: non si deve abusare dell'annuncio del numero del canto! Triste, e finalizzato all'esibizione (non certo di una qualità ma di una quantità sprecata degli interventi... che distolgono dalla preghiera), è questo metodo che, paradossalmente, svia dal senso della celebrazione. "Cantiamo l'inno della tua gloria:... Cantiamo il Santo num. 5". Altro è ricordare i numeri del canto d'inizio e di comunione, sempre discretamente... Ma i canti rituali sono parte del rito, il cui ritmo non va spezzato con interruzioni di dubbio gusto, talora anche sgrammaticate, e soprattutto di poca utilità, se si pensa anche che il testo del Santo è pressoché sempre il medesimo o quasi... E, se il motivo musicale non è conosciuto, a poco serve annunciarne il numero, perché il problema non è il testo! Lo stesso dicasi per il Gloria, l'Agnello di Dio, etc.
Non possiamo, perciò, che attribuire un'insufficienza piuttosto grave. Migliori sono, invece, le liturgie animate, con molta umiltà, dall'attuale padre superiore, che - peraltro - è un musicista.
voto: 4/5