Fra le più riuscite celebrazioni della Veglia Pasquale 2013 a Torino, segnaliamo quella avvenuta alla Crocetta di Torino.
La concelebrazione, presieduta da Mons. G. Fiandino (vescovo ausiliare di Torino e parroco della comunità), si è particolarmente distinta per la cura della liturgia, e per l'attenzione al sociale. Molto innovativa l'animazione musicale, che ha unito un repertorio moderno (Gen, Frisina, Henderson) a brani classici. L'unica scelta, molto infelice, sta nell'aver musicato l'Exultet con un posticcio mosaico irregolare, rigonfio di melodie e arie elementari dalla fattura grossolana di dubbio e ambiguo gusto. Ciononostante, i fedeli in questa parrocchia cantano davvero all'unisono a ogni messa prefestiva e festiva, rendendo sonoramente la lode a Dio come vera Chiesa orante che si ricongiunge con la preghiera al suo Sposo, Cristo, l'Agnello pasquale immolato. Inoltre, il parroco vuole che i momenti importanti dell'esistenza siano ben accompagnati dalla musica d'organo nella liturgia.
La chiesa parrocchiale, dedicata alla Beata Vergine delle Grazie, prima dell'Annuncio pasquale era davvero buia: suggestivo è stato quindi il momento della graduale illuminazione attraverso le candele. Nell'omelia Mons. Fiandino ha parlato del Crocifisso e della sua 'collocazione provvisoria', in vista della gioia della Resurrezione, che ne è l'esito definitivo, e ha citato l'esempio del compianto Mons. Tonino Bello, già vescovo di Molfetta, vicino agli ultimi e ai tossicodipendenti, un uomo di Dio, che si faceva chiamare semplicemente Don Tonino; nella sua omelia Mons. Fiandino (che anche vuol esser chiamato semplicemente Don Guido), ha poi ricordato Don Carlo Carlevaris, il primo sacerdote torinese a vestire i panni operai nella Fiat di Valletta e che, ottuagenario, ha voluto occuparsi ancora della pastorale in luoghi difficili, battuti dalle prostitute e dai ladri di San Salvario.
Entusiasmante è stato il momento della liturgia battesimale nella quale, a frotte, ogni fedele è andato a immergere la mano nel fonte battesimale. Una delle scelte più apprezzabili e innovative di questa Veglia pasquale si è vista nelle litanie dei santi: è stato eseguito da solisti, accompagnati all'organo da Dario Coppola, il canto delle litanie provenienti dal repertorio dalla Comunità di Bose. Sono così risuonati, nella storica chiesa ottocentesca (del mercato), testi contemporanei di concentrata pregnanza teologica e, soprattutto, vicini al popolo di Dio che ha così potuto pregare agevolmente. I santi sono stati invocati, senza l'uso dell'appellativo 'Santo/a' o 'San', come fratelli vicini a ogni uomo. Riportiamone, in conclusione, uno stralcio per consentire ai lettori e agli operatori liturgici la possibilità di meditare:
La chiesa parrocchiale, dedicata alla Beata Vergine delle Grazie, prima dell'Annuncio pasquale era davvero buia: suggestivo è stato quindi il momento della graduale illuminazione attraverso le candele. Nell'omelia Mons. Fiandino ha parlato del Crocifisso e della sua 'collocazione provvisoria', in vista della gioia della Resurrezione, che ne è l'esito definitivo, e ha citato l'esempio del compianto Mons. Tonino Bello, già vescovo di Molfetta, vicino agli ultimi e ai tossicodipendenti, un uomo di Dio, che si faceva chiamare semplicemente Don Tonino; nella sua omelia Mons. Fiandino (che anche vuol esser chiamato semplicemente Don Guido), ha poi ricordato Don Carlo Carlevaris, il primo sacerdote torinese a vestire i panni operai nella Fiat di Valletta e che, ottuagenario, ha voluto occuparsi ancora della pastorale in luoghi difficili, battuti dalle prostitute e dai ladri di San Salvario.
Entusiasmante è stato il momento della liturgia battesimale nella quale, a frotte, ogni fedele è andato a immergere la mano nel fonte battesimale. Una delle scelte più apprezzabili e innovative di questa Veglia pasquale si è vista nelle litanie dei santi: è stato eseguito da solisti, accompagnati all'organo da Dario Coppola, il canto delle litanie provenienti dal repertorio dalla Comunità di Bose. Sono così risuonati, nella storica chiesa ottocentesca (del mercato), testi contemporanei di concentrata pregnanza teologica e, soprattutto, vicini al popolo di Dio che ha così potuto pregare agevolmente. I santi sono stati invocati, senza l'uso dell'appellativo 'Santo/a' o 'San', come fratelli vicini a ogni uomo. Riportiamone, in conclusione, uno stralcio per consentire ai lettori e agli operatori liturgici la possibilità di meditare:
"[...]Francesco, povero di Cristo in perfetta letizia, prega per noi!
Chiara, grande testimone del radicalismo evangelico, prega per noi!
Domenico, che proclama l'amore del Cristo, prega per noi!
Dietrich Bonhoeffer, olocausto per la vita dei fratelli, prega per noi!
Oscar Romero, libagione versata per i poveri, prega per noi!
Giovanni, papa e profeta per la Chiesa e per il mondo, prega per noi![... ]".
Voto: 7-